Le apnee notturne e il canto

apnee notturne, cause e soluzioni

Cosa sono le apnee notturne e chi ne soffre?

Il vero nome delle apnee notturne è apnee morfico-ostruttive. Rappresentano una temporanea sospensione del respiro che avviene in particolari casi per conformazione craniale, difficoltà cardiache e collasso del palato molle.

Quest’ultima informazione è di vitale importanza, in quanto nessuno le considera con l’adeguata cura, ma le apnee notturne sono effettivamente pericolose.

Normalmente vengono trattate con un ventilatore a pressione positiva continua (una sorta di mascherina per areo-sol cui viene agganciato un leggero dispersore di ossigeno), ma le apnee notturne se non trattate possono portare gravi rischi per il nostro cuore e arrivare nei casi peggiori a provocare un arresto cardiaco.

Si considerano patologiche le apnee notturne in numero superiore a 5 per notte, ma in realtà, proprio quando il numero è ancora sotto controllo, sarebbe il momento corretto per intervenire con un esercizio  mirato come quello del canto.

In che modo il canto favorisce la riduzione e addirittura l’eliminazione delle apnee notturne?

Lavorando sulla parte più sconosciuta, invisibile e nascosta della nostra bocca: il palato molle.

Il palato molle rappresenta infatti la parte finale della gola nella parte alta, per intenderci quella che si alza autonomamente quando il dottore ci chiede di fare una “AAAAAA” prolungata inserendo un abbassalingua per vedere la nostra faringe, o quella che ci fa percepire fresco in gola quando inseriamo aria proprio dalla bocca.

Questi stessi esercizi e il controllo del palato molle sono intrinsechi allo studio del canto.

Durante il vocalizzo corretto la lingua viene abbassata per studio, il buco finale che conduce all’ugola viene allargato, e di conseguenza il palato molle (e le ali laterali che lo rendono orizzontale in modo elastico, gli estensori palatini) si alza. Ci si abitua quindi a far passare l’aria attraverso la gola non più da un respiro corto e veloce, ma da un respiro profondo e che sale dalla parte bassa del ventre. 

I sintomi principali delle apnee notturne sono:

 

  •  Eccessiva sonnolenza diurna
  • Difficoltà a concentrarsi
  • Colpi di sonno
  • Cefalea o bocca asciutta al risveglio
  • Sudorazione notturna
  • Risvegli improvvisi con sensazione di soffocamento

Le cause delle apnee notturne, oltre alle ostruzioni delle prime vie aree, possono essere amplificate dall’obesità, da abuso di bevande alcooliche prima di andare a dormire  e dall’assunzione di sonniferi.

Tutto ciò ovviamente ha ripercussioni non solo sulla qualità del sonno, ma proprio sulla qualità della vita stessa.

Le apnee notturne possono durare pochi secondi, o prolungarsi fino a 3 minuti: progressivamente la situazione peggiora e le persone si trovano sempre più costrette in una strada senza uscita.

L’utilizzo del metodo Save Your Breath permette all’apparato respiratorio di rieducare l’elasticità del palato molle, e quindi di riabituare la persona a una presa d’aria maggiormente ampia e dilatata, in modo da allungare gradatamente anche il “breath tract”, il tratto del respiro, che in casi molto acuti può accorciarsi anche a una decina di centimetri.

Le tecniche di Save Your Breath e la conseguente messa in campo dei muscoli lombari e dorsali abituano invece il diaframma a un “aggancio” molto più basso delle innervature che ne permettono il movimento basculante, aiutando la spinta dell’aria ad arrivare con maggiore intensità al palato, e di conseguenza invitando il palato molle ad alzarsi naturamente.

La tecnologia EMS utilizzata da SYB ha anche una funzione profondamente decontratturante, ed è responsabile della diminuzione delle apnee notturne anche per il naturale miglioramento del ritmo cicardiano (ritmo sonno/veglia).

Di conseguenza avremo tre grandi evoluzioni:

 – Allargamento degli estensori palatini grazie agli esercizi vocali che aumenteranno l’elasticità del palato molle

 – Ampliamento della cassa toracica e del Breath Tract grazie all’uso delle placche lombari e dorsali che aumentano la capacità diaframmatica di movimento

Miglioramento naturale del sonno grazie alle proprietà rilassanti a contrasto dell’Elettro Mio Stimolazione Attiva. 

Ecco perché chi soffre di apnee notturne potrebbe avere grandissimi vantaggi da un trattamento frequente e continuativo con Save Your Breath.

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Il Bruxismo

ragazza sorridente con bite - bruxismo

Per bruxismo si intende la tendenza a digrignare i denti in maniera non naturale, spesso come sovraccarico nervoso ed emotivo di una funzione rispetto ad un’altra.

Per questo motivo il movimento di digrignare i denti in maniera involontaria è considerato una “para-funzione”, vale a dire una possibilità effettiva di scaricare un impulso nervoso, ma senza nessuna necessità vitale od importante per il nostro corpo.

Il bruxismo viene trattato efficacemente con il metodo Save Your Breath grazie ad un particolare approccio che nasce dallo studio del canto.

Esiste una diretta connessione fra i muscoli della mascella e la zona cervicale.

Stringendo i denti si va necessariamente a contrarre tutta l’area neurologica che prende spazio nell’area sfenoidale del cranio, in particolare i cosiddetti processi pterigoidei, dove ha sede, trattandolo con un linguaggio più semplice, la nuca.

Ecco quindi che si evidenzia come nel “morso”, in particolare se prolungato e inconsapevole, avvenga una tensione progressiva che porta ad infiammare tutti i muscoli del volto, quelli del cranio, il nervo trigemino e l’area cervicale

Come intervenire su una funzione notturna involontaria che non permette quindi un vero e proprio controllo? Come ci accorgiamo di essere bruxisti? Quando interpretiamo correttamente i sintomi del disturbo?

Il bruxismo non può essere considerato infatti come una vera e propria malattia, ma rappresenta certamente un fastidioso e nocivo inconveniente spesso indipendente dalla nostra volontà. 

Quasi sempre i sintomi del bruxismo sono:

  • forte dolore cervicale al mattino
  • denti che dolgono nella parte superiore (sfregamento)
  • mal di testa e/o cefalea a grappolo (dovuti all’eccesso di sollecitazione dell’area sfenoidale).

Si cerca allora una conferma che spesso viene data dal nostro partner o da persone che possano monitorare il nostro sonno. Ecco che si viene a conoscenza di come il nostro mordere notturno provochi dolori a noi incomprensibili.

La risposta abituale è quella di inserire un bite (la placca in resina acrilica) fatto su misura dal dentista per annullare o almeno attenuare l’impatto fra le due arcate dentali.

In realtà non viene mai risolto il problema alla radice, di conseguenza i bruxisti “impenitenti” possono anche consumare i byte del dentista senza alcuna capacità di intervento. 

Il vero problema si trova a livello neurologico e consiste nel desiderio incontrollabile di digrignare i denti specificamente per scaricare la tensione.

Come è possibile intervenire quindi su questa modalità?

Il canto lirico e pop rappresenta un efficace antidoto al bruxismo.  Grazie all’esercizio si impara progressivamente (a seconda del tasso di intensità del proprio “stringere i denti”) ad allargare lo spazio osseo fra le due arcate dentali.

Si interviene proprio sui muscoli che rendono possibile l’apertura del piccolo agglomerato di ossa che si trova proprio sopra l’orecchio, nel piccolo cuneo dove è possibile infilare persino la punta di un dito.

Se  si tenta di allargare il più possibile la bocca come in un grande sbadiglio sorridente emettendo suono, ecco che tutte le ossa della mascella e del mastoide, con le vibrazioni del canto, inizieranno progressivamente a “respirare”.

Ovviamente si tratta solo di un’immagine, ma è vero che le micro-articolazioni che presiedono alla mascella stessa si allargheranno grazie agli esercizi mirati tipici dei cantanti classici.

Allargando le articolazioni intorno al mastoide e a tutta la cassa timpanica dell’orecchio il morso diverrà più ampio, e porterà quindi ad un “contro-movimento” che bilancerà progressivamente il desiderio di mordere in maniera serrata.

Da dove deriva il bruxismo?

Anche nella saggezza popolare esiste il notorio detto: “Stringi i denti”.

Viene utilizzato in particolare quando è necessario sopportare una prova particolarmente difficile, o superare un momento di grande sconforto, o resistere durante un periodo faticoso e pesante.

Stringere i denti ed utilizzare quindi la muscolatura del cranio e cervicale rappresenta nel pensare comune (e anche nella realtà) un modo efficace per sentire meno la fatica.

In quasi tutti gli sport che portino con sé un grande sforzo fisico, ecco che nel momento più impegnativo oltre ad aumentare lo sforzo muscolare si accompagni spesso ad esso un suono, che sia un verso, un “Ahhh” di fatica, una contrazione della gola, un ruggito.

Nessuno di questi suoni tendenzialmente sarà libero, ma anzi saranno tutti maggiormente stretti dalla bocca chiusa che li imprigiona. 

Save Your Breath ci porta in un mondo opposto, dove si studia per rilassare in maniera attiva la muscolatura della mandibola e della  mascella, un mondo dove tutte queste ossa siano in consonanza morbida di vibrazione fra loro, un mondo dove sia possibile veramente cantare “a bocca aperta” e lasciare che le tensioni della zona cervicale non scarichino sulla fragile area dove è più semplice ed immediato portare lo sforzo massimo: i nostri denti.

La Voce, i 7 Chakra e l’EMS – la Genesi di Save Your Breath

Un paio di anni fa, ospite per un corso iniziale presso la comunità “Ananda di Assis”i, incontrai una pratica yogica particolare, diversa da tutte le altre. 

Veniva chiamata “gli esercizi di ricarica”, ed era una serie di esercizi sulle diverse parti del corpo atti ad acquisire consapevolezza, forza, tenacia e volontà.

Con la nostra progressiva concentrazione, combinando differenti modalità di inspirazione ed espirazione, ci si ricaricava in una sequenza di 39 esercizi creata da “Parahamsa Yogananda”.

Il risultato era una profonda sferzata di energia non solo fisica, ma anche mentale che permetteva al corpo di ripulirsi dalle false credenze, liberando anche la mente sui limiti inerenti le nostre effettive capacità di autoconsapevolezza ed autosostegno fisico ed energetico. 

Comprai il libro di riferimento ed iniziai a praticare, soprattutto in momenti complessi della mia esistenza,  approfondendo sempre più il rapporto fra respiro e vibrazioni volontarie delle fasce muscolari e fibrose del nostro corpo. 

Gli esercizi di ricarica si basano appunto sulla tensione volontaria di varie parti del nostro corpo a tre intensità: bassa, media, alta, e sulla relativa capacità analoga di rilassamento: bassa, media, alta.

Non tutti i giorni erano uguali come capacità e competenza, ma la costanza e la ciclicità ne alzavano il livello di consapevolezza di base.

Il respiro migliorava, ed essendo io un’ attrice ed una cantante lirica mi rendevo conto di come il mio corpo fosse più reattivo e capace di rispondere agli impulsi respiratori tecnici che mi venivano richiesti sia in sede di studio della tecnica vocale che in sede di performance. 

Non mi rendevo ancora del tutto conto del grande lavoro che stavo affrontando sull’allineamento dei sette chakra, rafforzando le vertigini energetiche più deboli (per me il 1° chakra, quello della radice, ed il 3°, quello della realizzazione del sé e del plesso solare) cui corrispondevano esattamente le fasce muscolari di appoggio e sostegno del suono.

La strada era giusta, ma il mio impulso energetico seppur pieno di impegno e volontà, era alterno, altalenante, poco forte e persistente. 

Il 5° chakra, quello della gola, era invece iper sollecitato per via della debolezza dei sottostanti, ed era quindi in un lavoro di costrizione, che sebbene lavorato e studiato, portava sempre a chiudere la via energetica del respiro e dell’aria (in particolare con il muscolo della lingua che tappava in parte lo spazio retrofaringeo). 

Ero comunque in grado di mantenermi in un discreto equilibrio, e di ottenere uno stato di performance artistica sempre più alto, seppur con delle debolezze strutturali non ancora risolte.

Tre anni fa, in un momento di grande lotta energetica tra debolezza e reazione (stavo assistendo mio marito degente per un grave neoplasia dove gli vennero proprio asportate le corde vocali e la laringe, ossia la materializzazione del 5° chakra per intero), mi arrivò sullo smartphone una pubblicità di un macchinario miracoloso che alleviava il mal di schiena.

L’EMS, elettromiostimolatore, si presentava come un giubbetto con placche di metallo percorse da corrente elettrica poste in determinati punti del corpo interagenti con le fasce muscolari. 

Promettevano che in venti minuti di questo esercizio si avrebbe avuto il risultato equivalente a due ore di palestra, una consistente perdita di calorie, ed una forte definizione dei muscoli. Provai. Mi sembrava un lavoro più “estetico” che ristrutturante, ma non appena la seduta iniziò mi resi conto dell’immenso potenziale del macchinario. 

In sintesi: le vibrazioni elettriche trasmesse sulle placche di EMS a diversa intensità (immaginavo col cervello che andava sempre più velocemente) potenziavano, intensificavano, aiutavano ed in parte sostituivano le energie circolanti nella pratica standard degli esercizi di ricarica.

In sostanza mi stavo ricaricando aiutata da un’elettricità’ “pulita”, e immaginai che con un lavoro di ristrutturazione dello schema della seduta le placche avrebbero potuto essere spostate nei precisi punti della respirazione e attivate con una sequenza che avrebbe dato a chiunque la possibilità di scoprire la propria energia interiore. 

Questa energia, inoltre, associata a respirazioni professionalmente impostate, a tempi di recupero personalizzati e a frequenze elettriche basate sulla profondità del potenziamento e non sul mero lavoro muscolare avrebbero contribuito e aiutato il lavoro di allineamento dei chakra, aprendo la porta alla vibrazione del suono più intenso e mistico.

Andai a letto riflettendo intensamente. 

La mattina dopo, ai primi esercizi di canto, scoprii che la mia voce era letteralmente raddoppiata di volume, dopo una sola seduta. Rimasi (per una volta solo in senso metaforico) senza fiato per lo stupore della riuscita dell’esperimento. 

Studiai e studiai. Dopo nove mesi (come nelle migliori famiglie) nacque Save your Breath: la tecnica da me creata che integra l’ispirazione agli esercizi di ricarica, un macchinario EMS di ultimissima generazione a sensibilità amplificata e ad impulsi lievi e personalizzati, la respirazione costo diaframmatica e gli esercizi di voce parlata e cantata. 

Spero che tutti, ma proprio tutti, possano trovare il beneficio che ne ho avuto io. 

Se anche tu vuoi trarre beneficio da Save Your Breath, contattaci per una prova gratuita:

info@saveyourbreath.it 338 4672367

La voce dopo una notte insonne

La voce dopo una notte insonne

Quando ci si approccia allo studio del canto è ancora molto sottovalutato il peso che il sonno, e soprattutto una notte insonne ha nell’igiene vocale.

Spesso non è un caso che la voce la mattina presto non sia limpida, o che si cerchino di posticipare il più lontano possibile dal risveglio le prove o le performance vocali, proprio perché la mattina la voce “ non risponde”.

In realtà in un soggetto sano non dovrebbe essere così: la voce dopo un piccolo vocalizzo di vibrazione dovrebbe funzionare anche nelle prime ore del mattino, dove a volte in sede di allestimento viene anche programmata una prova dal teatro (primo orario utile, le 10).

Ma da cosa dipendono le difficoltà della voce la mattina? Dal reflusso gastroesofageo in prima battuta, ma soprattutto dall’insonnia, intesa come carenza o mancanza di fluidità del sonno. Esistono tre tipi di notte insonnie, e tutte e tre hanno delle ripercussioni sulla nostra voce e soprattutto sul nostro appoggio e sostegno del fiato.

Ecco i principali sintomi dell’insonnia:

  • Difficoltà a prendere sonno
  • Risvegli frequenti ed intermittenti
  • Risveglio anticipato e di conseguenza un limitato numero di ore di sonno dormite

Qual è il problema più grave dell’insonnia con la voce

Il problema più grave dell’insonnia per la voce sta proprio nel numero effettivo di ore consecutive in cui si riesce a dormire. Nelle otto ore canoniche, la voce ha il tempo di rigenerarsi, le corde vocali riacquistano il giusto grado di riepitilizzazione e soprattutto l’apparato gastrointestinale non si tenderà eccessivamente permettendo al diaframma di effettuare il movimento massimo che teoricamente dovrebbe avvenire proprio al mattino, dopo lo svuotamento intestinale.

I sintomi dell’insonnia impediscono invece al fiato ed al battito cardiaco di rallentare. Costringono il cuore ad un eccessivo sforzo dopo un breve tempo di recupero, e non permettono quindi al corpo di recuperare la fatica spesa durante il giorno.

È da notare come sia quindi fondamentale il tempo di “silenzio” che il nostro sonno porta con sé riequilibrando il peso e la spinta che l’aria svolge nel corpo durante l’emissione vocale.

Nel momento del sonno il nostro respiro rallenta e si approfondisce, tutta l’area dello stomaco e dell’intestino viene interessata e l’ossigeno presente nel sonno “buono”, profondo e duraturo, prende il suo tempo per espandersi in posizione supina e inconsapevole.

Non dimentichiamo infatti che durante le ore di sonno il nostro diaframma si muove indisturbato, senza alcuna sollecitazione neurologica fonatoria, e riacquista quindi quella serenità che gli consentirà di affrontare una nuova giornata.

Una notte insonne è quindi profondamente nociva per la voce, specie se si trascina per più notti a causa di stili di vita errati (troppi pasti dopospettacolo, andare a letto ad un orario troppo tardo, bambini piccoli in casa che impediscono una notte di sonno consecutiva).

Quali rimedi per la voce dopo una notte insonne

Si può ovviare a questi sintomi solo costruendo degli effettivi tempi di recupero, anche durante il giorno. Per esempio per le neomamme cantanti è molto importante dormire quando dormono i bambini, seguendo i loro orari, per mantenere un’elasticità diaframmatica che permetta loro di continuare a lavorare.

Lo stress dell’attività artistica inoltre produce una grande insonnia, e aumenta l’ulteriore difficoltà fisica aggiungendovi uno stress psicologico non indifferente.

Non bisogna sottovalutare i sintomi dell’insonnia di conseguenza. Innanzitutto si iniziano ad avvertire con un battito del cuore estremamente accelerato al momento del risveglio (tachicardia), che prosegue poi per l’intera giornata.

È inoltre estremamente salutare programmare giornate “vuote”, o “leggere” per rimettere in sesto i sintomi dell’insonnia, in quanto il ritmo circadiano potrebbe probabilmente riassestarsi dopo tre/quattro giorni di una sensazione maggiormente leggera e destressante della propria vita.

Come rimuovere i sintomi dell’insonnia?

Se perdurante occorre rivolgersi ad uno specialista del sonno, una figura che possa occuparsi di decidere se somministrare farmaci anche per breve periodo in modo da permettere al paziente di riscoprire l’addormentamento.

Esistono tuttavia diversi rimedi naturali per affrontare l’insonnia. I complessi di camomilla, verbena, melissa, passiflora se assunti con regolarità sono molto importanti e rappresentano un ottimo modo per preparare il corpo ad un maggiore senso di de-stress.

Inoltre sembra una sciocchezza ma anticipare l’orario del sonno rappresenta un vero toccasana per il nostro corpo: è decisamente meglio dormire dalle 22 alle 9 che dalle 24 alle 10, proprio per un recupero “fresco” delle ore di sonno, e per permettere alla nostra mente di “staccare” prima con tutti gli stress che ne frenano e rappresentano la pressione cicardiana.

Un corpo riposato si sveglierà, vibrerà con le labbra senza nemmeno bisogno di un caffè (grande acidificante), ed inizierà a cantare senza sforzo alcuno.